Salute e Sicurezza sul lavoro. Always the same story!
Quando il proverbio “Verba volant, scripta manent” non è garanzia di successo nel dimostrare il reale impegno delle Organizzazioni in ambito Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro.
“Verba volant, scripta manent”, ovvero “le parole volano, gli scritti rimangono”, locuzione che descrive al meglio l’importanza delle testimonianze e dei documenti scritti, eppure nel campo delle Salute e Sicurezza sul lavoro (SSL), oggi, alle Organizzazioni non basta ottenere quanti più attestati e firmare quanti più registri per dimostrare il proprio impegno volto a garantire luoghi di lavoro sicuri e la giusta formazione a tutto il personale aziendale.
Proviamo, quindi, a invertire l’onere della prova; secondo la nostra filosofia, nella sfera Social della Sostenibilità ESG, le Organizzazioni necessitano in primis di sviluppare una vera e propria Cultura per la SSL inserita all’interno di un Sistema Etico aziendale. Detto più semplicemente, tutte le imprese dovrebbero andare oltre il semplice ottenimento di un attestato sulla sicurezza. Non è sufficiente mostrare un attestato agli ispettori del lavoro per risolvere il problema.
Per stimolare la nascita di una Cultura per la Sicurezza è necessario cambiare l’approccio e le motivazioni alla formazione e in generale alle tematiche della sicurezza non vederlo solo come un obbligo legislativo da soddisfare.
Ciò che occorre, quindi, è un vero cambio di mentalità che inizi dalla Governance, chiamata a prendere le decisioni di spesa, per poi scendere a cascata su tutto il personale, affinché possa guadagnare sempre più spazio all’interno delle valutazioni collegate ai criteri ESG. E con tempistiche adeguate, peraltro.
Analizziamo ora il caso emblematico italiano, essendo ben consapevoli che la situazione non sia così tanto diversa in altre realtà territoriali.
Come sempre nel nostro Paese gli acceleratori normativi in materia di SSL, quegli stimoli che portano finalmente i legislatori a muoversi, sono purtroppo i gravissimi incidenti sul lavoro. È stato così anche per il terribile crollo dello scorso 16 febbraio a Firenze, che è costato la vita a cinque lavoratori.
A riguardo, infatti, Il Consiglio dei ministri ha recentemente approvato uno schema di decreto-legge sull’attuazione del PNRR che contiene un “pacchetto sicurezza sul lavoro” il quale presenta (forse) varie novità. In particolare, il focus è puntato sulla c.d. patente a crediti, sugli appalti e le ispezioni.
Quello della “patente a crediti” per imprese e lavoratori autonomi, rappresenta un processo di qualificazione che, a dire il vero, era già previsto dal D.lgs. n.81 del 2008, ma che era rimasto inattuato. Una novità che, indica la ministra del lavoro e delle politiche sociali Calderone, sarà sviluppata “con le parti sociali e le organizzazioni di categoria dell’edilizia, con l’obiettivo di far crescere questo percorso e inserire altre attività”.
Un altro punto trattato nel pacchetto sicurezza sul lavoro riguarda poi l’aumento degli ispettori e delle ispezioni. Da parte del Governo Meloni è stato promesso il 40% in più di controlli nei cantieri nel 2024, ma per farlo è necessario aumentare il numero degli ispettori. Nell’informativa della ministra Calderone si parla di una situazione attuale pari a 3.198 ispettori civili, dei quali 846 tecnici, a cui però si aggiungerà il personale ispettivo del Nucleo carabinieri, dell’Inps e dell’Inail.
Tutto giusto, per carità, la nostra non vuole essere una critica alle nuove politiche in materia di SSL, ma un invito a riflettere sul fatto che, più o meno da cinquant’anni a questa parte, le azioni legislative intraprese, in realtà, sono pressoché le stesse. Si dicono e si fanno le solite cose da molti anni ormai ma, appare evidente che la soluzione, al di là dei recenti incidenti sui luoghi di lavoro, non consiste nel mettere più ispettori in cantiere o nell’inasprire multe più salate per i trasgressori degli obblighi sulla SSL.
Notiamo, nostro malgrado, che nel corso del tempo i decessi e gli infortuni sul lavoro non sono diminuiti di numero. Le politiche adottate finora, dunque, si sono dimostrate inefficaci e continueranno ad esserlo fin quando le Organizzazioni concepiranno la SSL come un obbligo da assolvere, o meglio come un costo da sostenere per essere in linea con determinati parametri.
La nostra risposta nel tentativo di fare della SSL un’opportunità per le aziende e non un mero costo sta’ nello standard internazionale SRG 88088:20. Lo schema della SRG 88088 certifica la Sostenibilità ESG, in particolare la SRG specifica i requisiti di un Sistema di gestione per la Sostenibilità per un’Organizzazione che voglia, fra le altre cose, garantire una gestione aziendale nel pieno rispetto della libertà e della dignità dei lavoratori. Mettendo nero su bianco il proprio impegno per la formazione di tutto il personale interno in ambito di SSL.
Certo, ci rendiamo perfettamente conto di quanto sia difficile vedere nei costi sostenuti per la SSL un’opportunità. Il problema sta già a monte, infatti, basta consultare i bandi di gara per l’assegnazione di lavori pubblici e trovare la voce “costi per la sicurezza” per capire che anche il legislatore nazionale veda nella SSL un semplice onere da sostenere e nulla più.
Alla luce delle considerazioni fatte, vi invitiamo a non quantificare le spese per la SSL come un banale costo, un freddo numero contabile da inserire in una voce del bilancio, ma di capire l’opportunità che si cela dietro tale numero, specie se vista in una logica di lungo periodo.
Sicuramente la spesa per la formazione sulla SSL viene quantificata dalla fattura che riceviamo (o dalla cifra indicata sul bonifico che la nostra azienda effettua) ma questa voce di spesa è fondamentale per lo sviluppo delle skills in capo ai lavoratori.
Prendiamo, a tal proposito, l’esempio di un dipendente che lavori in un cantiere e che con la giusta formazione abbia sviluppato una buona cultura per la SSL. Egli sarà senz’altro più attento a eventuali rischi collegati al proprio lavoro e magari sarà anche in grado di correggere gli errori dei suoi sottoposti. Sviluppare una cultura per la sicurezza, significa consolidare le competenze di tutte le risorse umane coinvolte nei vari processi e non solo di pochi, nei rari casi in cui si trova qualche risorsa ben formata. Lo sviluppo della cultura per la sicurezza agevolerebbe. ad esempio, i briefing, dove oggi c’è qualcuno che parla e molti che passivamente ascoltano perché obbligati. Il dipendente formato sui temi SSL, invece, è in grado fornire il suo apporto proattivo nello svolgimento del briefing.
Insomma, per dirla in modo più sbrigativo, un corso di formazione sostenuto nel migliore dei modi porta i lavoratori ad acquisire quelle best practice (ossia tutto quel mix di esperienze, procedure e azioni significative, che hanno permesso di ottenere i migliori risultati, relativamente a svariati contesti e obiettivi preposti) in grado di far migliorare l’intera performance aziendale.
Vi lasciamo con questo virgolettato che ci sembra particolarmente significativo nell’offrire una nuova visione e nel ribadire l’assoluta importanza della formazione fatta in azienda: “La formazione è un investimento duraturo che paga dividendi in termini di crescita personale, realizzazione professionale e contributo significativo alla società.”.