L’incoerenza del mondo di oggi tra Guerre mai cessate e il bisogno di essere Sostenibili a tutti i costi.
Le politiche a tema ESG fanno i conti ancora con la Guerra: nemica numero uno della Sostenibilità.
Le recenti tensioni internazionali hanno riportato alla luce l’incompatibilità tra guerra e Sostenibilità.
Ma cosa abbiamo imparato dalla storia?
Ancora oggi, dopo due Guerre mondiali che, non troppi anni fa, hanno portato solo vittime e distruzione, sono decine e decine le crisi armate in corso. Oltre a quelle che tutti conosciamo esistono conflitti in Nagorno Karabakh, in Yemen, Libia, Siria, Sudan, Congo, Sahel e Myanmar. Per non contare le numerose situazioni che destano grande preoccupazione internazionale per il potenziale rischio di innesco di una guerra, come ad esempio le tensioni tra Cina e Taiwan.
In questo contesto internazionale risulta davvero difficile promuovere policy incentrate sulla Sostenibilità ESG, nonostante gli sforzi profusi a livello globale dai 17 SDGs elaborati dall’ONU e dalle direttive UE proposte dalla Commissione Europea per responsabilizzare Organizzazioni e cittadini europei su principi in grado di rendere il mondo più sostenibile.
Eppure, siamo ancora convinti che lo sviluppo di una Cultura per la Sostenibilità sia indispensabile per renderci conto dei danni irreversibili causati dalle guerre alle condizioni di vita dei civili, all’ambiente e all’andamento delle Organizzazioni locali e internazionali.
Niente è più distante dalla sostenibilità della guerra, che consideriamo essere la peggiore delle vicende umane.
Questa frase sintetizza perfettamente il contrasto tra guerra e Sostenibilità. I conflitti armati rappresentano l’antitesi di tutto ciò che promuove uno sviluppo durevole e rispettoso delle generazioni future e dell’ambiente. La guerra è distruttiva per natura, causando danni immensi all’ecosistema, ostacolando il progresso sociale ed economico e alimentando cicli viziosi fatti di violenza e povertà.
Di evidenze che testimoniano quanto appena scritto potremmo riempire per intero un libro composto da un’infinità di pagine.
Con riferimento alle evidenze sulle determinanti ESG, distinguiamo una serie di impatti:
Impatti sociali ed economici: I conflitti causano morti, sfollamenti, crisi alimentari, crisi sanitarie, danni psicologici, disuguaglianze e instabilità politica.
Impatti ambientali: Le guerre provocano inquinamento, deforestazione, danni alle infrastrutture e rilascio di sostanze nocive, con conseguenze devastanti per la salute del pianeta.
Impatti a lungo termine: Le mine terrestri, le munizioni esplose e altri residui di guerra continuano a contaminare l’ambiente e mettere a rischio la vita delle persone per decenni dopo la fine dei combattimenti.
La sintesi di questi impatti è tutta racchiusa nei principali conflitti attuali. Ad esempio, la guerra in Ucraina ha provocato una grave crisi ambientale, con danni alle infrastrutture energetiche (si pensi soprattutto alla Centrale nucleare di Zaporižžja), inquinamento da petrolio e incendi che hanno devastato aree boschive. Mentre, i conflitti in Medio Oriente e Africa hanno causato milioni di sfollamenti e crisi alimentari, aggravando la povertà e la fame in regioni già fragili.
Alla luce degli esempi recenti l’affermazione fatta in precedenza che “niente è più distante dalla sostenibilità della guerra” dev’essere il monito di una chiamata all’azione. È necessario un impegno globale per promuovere la pace, la diplomazia e la risoluzione pacifica dei conflitti.
La crisi generata dalla Guerra deve essere un’opportunità per riflettere e costruire un futuro più pacifico e più sostenibile, cercando di:
Favorire la pace e la cooperazione: Investire nella diplomazia, nella risoluzione pacifica dei conflitti e nel dialogo interculturale per creare un mondo più sicuro e giusto, dove lo sviluppo sostenibile possa prosperare.
Investire maggiormente nelle energie rinnovabili: Ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, non solo per contrastare il cambiamento climatico, ma anche per diminuire la vulnerabilità energetica e l’esposizione ai conflitti per il controllo delle risorse.
Promuovere l’agroecologia: Sviluppare sistemi agricoli sostenibili e resilienti, che riducono l’inquinamento, preservano la biodiversità e garantiscono la sicurezza alimentare anche in contesti di crisi.
La Sostenibilità non è solo una questione ambientale, ma è strettamente legata alla pace, alla giustizia sociale e alla prosperità per tutti. Solo un impegno globale per questi valori potrà costruire un futuro davvero sostenibile.
L’auspicio è che l’uomo tragga insegnamento dalla “Teoria del Colibrì”.
La versione più nota dalla “storia del colibrì” narra di un incendio in una foresta. Un piccolo colibrì, vedendo le fiamme, decide di fare la sua parte per spegnerlo. Prende una goccia d’acqua nel suo becco e la versa sulle fiamme. Gli altri animali lo deridono, sostenendo che il suo gesto sia inutile. Ma il colibrì, senza scoraggiarsi, continua a fare avanti e indietro, trasportando goccia dopo goccia d’acqua, finché, con la collaborazione di altri colibrì, riescono a spegnere l’incendio.
La morale di questa breve storia è molto semplice. La favola del colibrì ci insegna che ogni piccolo gesto, per quanto insignificante possa sembrare, può contribuire a fare la differenza, inoltre mette in risalto L’importanza dell’azione individuale: anche un singolo individuo, con il proprio impegno e la propria perseveranza, può apportare un cambiamento positivo e può spronare altre persone ad intraprendere azioni efficaci per contrastare un evento catastrofico.
Concludiamo ribadendo l’assoluta bontà di questo principio per “costruire” un mondo migliore. Ogni piccola azione positiva per l’ambiente, il sociale o per rendere un’Organizzazione più inclusiva ed etica rappresenta un piccolo ma grande passo in avanti verso la Sostenibilità ESG.