GHG e PMI: acronimi di un destino comune!
Proprio lui, il cambiamento climatico è il grande tema del nostro tempo, esso rappresenta una sfida globale che riguarda tutti i Paesi e le popolazioni del mondo, in misura molto più uniforme ed equamente distribuita di altre crisi (sociali, culturali o economiche) verificatesi in passato.
Alla base del fenomeno è ormai innegabile la responsabilità diretta delle attività umane che, già a partire dagli albori della rivoluzione industriale, si ripercuotono in modo univoco sull’ambiente, troppo spesso non curandosi degli impatti provocati e rimandando alle generazioni future le necessarie azioni di contenimento degli stessi, quando, con molta probabilità, la situazione sarà irrimediabilmente compromessa.
La causa principale del cambiamento climatico è da ricercarsi, fra gli altri, nel famigerato Effetto Serra. Alcuni gas presenti nell’atmosfera terrestre agiscono un po’ come il vetro di una serra: catturano il calore del sole impedendogli di ritornare nello spazio e provocando il riscaldamento globale. L’eccessiva presenza dei Gas Serra nell’atmosfera intensifica anche l’innalzamento del livello del mare, fenomeni meteorologici estremi e il propagarsi di altri impatti ambientali anomali.
Fra i gas “responsabili” del c.d. Effetto Serra annoveriamo, soprattutto:
- Diossido di carbonio (CO2) gas nocivo che deriva principalmente dalla combustione di fossili come carbone, petrolio e gas naturale per energia e trasporti;
- Metano (CH4) proviene, invece, da processi biologici, come la decomposizione di rifiuti organici nei siti di discarica.
Dunque, l’accelerazione dei cambiamenti climatici originata da quanto appena descritto, richiede, per forza di cose, azioni concrete atte ad affrontare questa sfida che, come già accennato in precedenza, investe una dimensione globale.
In tale contesto, il Greenhouse Gas Protocol (GHG Protocol) affiora come uno strumento indispensabile per la misurazione e la gestione delle emissioni di Gas ad Effetto Serra. Questo standard globale, ampiamente utilizzato a livello internazionale, offre alle Organizzazioni di qualsiasi natura e ai governi la possibilità di contabilizzare, comunicare e gestire in modo accurato le proprie emissioni.
Il GHG Protocol è un’iniziativa sviluppata alla fine degli anni ’90 dal World Resources Institute (WRI) e dal World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) per permettere alle imprese di realizzare una reportistica delle proprie emissioni attraverso adeguati strumenti di misurazione. Oggi, i suoi principi sono ormai largamente accettati dal momento che, secondo le due associazioni ideatrici dello standard in esame, sono stati adottati da oltre il 90% delle aziende che fanno parte della classifica Fortune 500.
L’adozione del GHG Protocol non è la panacea di tutti mali, ma può certamente essere considerata come un’ottima base di partenza grazie alla quale le aziende possono arrivare a rendicontare la propria carbon footprint. La concretezza di questo Protocollo è riconosciuta dal fatto che gli standard di rendicontazione GRI (GRI 305) e ESRS (E1) li prendono come riferimento nel calcolo delle emissioni.
In dettaglio, Il Greenhouse Gas Protocol ha suddiviso il calcolo delle emissioni in tre “Scopes“, che definiscono le tipologie di emissioni e forniscono linee guida specifiche per la loro misurazione:
Scope 1: Riguarda le emissioni dirette di gas nocivi prodotte da un Organizzazione. Questo può includere le emissioni provenienti dai processi industriali, dall’utilizzo di veicoli aziendali e da altre fonti dirette.
Scope 2: include le emissioni indirette associate alla produzione di energia utilizzata da un’Organizzazione. Questo Scope può comprendere le emissioni associate all’acquisto di energia elettrica e calore.
Scope 3: Riguarda le emissioni indirette che si verificano nell’intera catena del valore di un’Organizzazione, comprese le attività dei fornitori e l’uso finale dei prodotti. Esso è spesso il più ampio e complesso degli Scopes; poiché tali emissioni sono generate da attività o processi non controllati in modo diretto all’azienda, ma che possono essere comunque ricondotte alla sua attività.
Dopo aver fatto questo approfondito excursus, andiamo ora ad analizzare la situazione europea legata alla rendicontazione di dati ambientali, tenendo bene a mente quanto enunciato nello standard Scope 3.
A livello U.E. con la “rivoluzione” apportata dall’introduzione della Direttiva Corporate Sustainability Reporting (CSRD) circa 50.000 Organizzazioni italiane saranno chiamate a redigere una Rendicontazione Societaria di Sostenibilità. La CSRD quindi, estenderà, nel corso degli anni, notevolmente il perimetro di Organizzazioni coinvolte nella sua stesura obbligatoria.
Nello specifico, in ambito environment, la CSRD richiede già da oggi alle grandi aziende, soggette alla vecchia Direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (NFRD), di rendicontare le emissioni della loro intera filiera. Pertanto, a tale scopo, una metodologia congrua consiste proprio nel ricorso al GHG Protocol, basandosi sulle specifiche di Scope 3.
Di conseguenza tutto l’argomento del GHG, con il relativo computo delle emissioni di Gas Serra presenti in atmosfera, non interessa solo le grandi imprese, ma è una tematica che coinvolge da vicino, più di quanto lo si pensi, anche le Piccole e Medie Imprese europee (PMI).
Anzi, crediamo come lo snodo cruciale nel calcolo delle emissioni di gas inquinanti, oggi, sia connesso proprio alle imprese di medie e piccole dimensioni. Sosteniamo ciò, in quanto le PMI saranno comunque obbligate in futuro nella rendicontazione di dati non finanziari (le PMI quotate sui mercati finanziari a partire da gennaio 2027 pubblicheranno il Bilancio di Sostenibilità riferito all’anno fiscale 2026), ma, soprattutto perché già da adesso le grandi aziende dovendo rendicontare tali aspetti imposti dalla CSRD, per forza di cose, saranno costrette a coinvolgere i propri fornitori e subfornitori (componenti della filiera del valore) nella misurazione delle emissioni di Gas ad Effetto Serra in atmosfera.
Per farla breve, le aziende clienti medio piccole, appartenenti alla filiera produttiva, dovranno comunicare i loro dati sulle emissioni alle grandi aziende che sono già obbligate a considerare tra le proprie emissioni anche tutte quelle generate da attività o processi non controllati direttamente dalle stesse, ma che possono essere ricondotte comunque alle attività della filiera.
Vi lasciamo con una considerazione che, in base a ciò che sosteniamo, è applicabile al credo di qualsiasi Organizzazione. A nostro avviso, nella misurazione delle emissioni generate da tutta la filiera, appare evidente come la giusta rotta da seguire sia quella dell’implementazione di un Sistema di Gestione aziendale (o dall’adozione dello stesso) in grado di identificare concretamente i valori riferiti a queste entità.
Siamo fiduciosi che questo percorso virtuoso, segnato dalla presa di coscienza delle Organizzazioni e dalla rendicontazione delle emissioni, non manderà in fumo la business continuity aziendale. Anzi, ridurrà i fumi nocivi dei Gas ad effetto Serra allungando il benessere di Organizzazioni ed esseri viventi.